Abbiamo chiesto a Moreno Pasquinelli, candidato alla Presidenza per il Fronte del Dissenso, quale sarebbe, in ordine di importanza, il primo provvedimento in caso di vittoria elettorale.
Pasquinelli:
«Non c’è dubbio che la priorità è attuare una profonda riforma della sanità umbra. Lo scandalo delle liste di attesa, con conseguente pellegrinaggio dei cittadini per curarsi o svolgere visite diagnostiche, è la punta dell’iceberg. Grazie alla mala gestio Tesei-Coletto si è deliberatamente indebolito il settore pubblico a vantaggio di quello privato: se vuoi curarti paghi, anche cifre molto salate. Il risultato è che un umbro su dieci rinuncia a curarsi. E’ una vergogna! Che tipo di riforma della sanità proponiamo? Che vada alla radice del problema. In estrema sintesi: occorre tornare ad una efficace a capillare medicina territoriale, rivalorizzando e premiando i medici di famiglia, ridurre l’affollamento nei pronto soccorso curando le persone a casa e nei luoghi di residenza, potenziando ospedali e presidi pubblici di zona, difendendo la libertà di scelta terapeutica contro ogni trattamento sanitario obbligatorio, contrastando le multinazionali farmaceutiche che ci vogliono malati per fare profitti.
Tuttavia la catena va afferrata dall’anello giusto….»
Ci spieghi
«Se la politica ha fatto così tanti errori è perché la casta dei politici si è completamente staccata dalle persone, essi vivono arroccati nel Palazzo, non hanno una corretta percezione dei bisogni e dei gravi problemi della grande maggioranza, finendo quindi per diventare ostaggio dei poteri forti. Le cause di questa degenerazione sono molte ma una delle principali è squisitamente politica: la nascita, voluta da destra e sinistra, della cosiddetta “Seconda Repubblica”.
Accanto alla nuova economia di matrice neoliberista, in nome della “governabilità”, venne artificialmente fondato un modello istituzionale verticistico e antidemocratico, adottato un sistema elettorale bipolarista truffaldino cosiddetto “maggioritario” che in pratica consente ad una minoranza di governare. La conseguenza è appunto che la metà dei cittadini non solo non segue la politica ma la rifiuta.
Un esempio rende bene la situazione: oggi vanno a votare poco più della metà degli italiani (a volte anche meno). Ciò riguarda anche le elezioni regionali in Umbria. Ricordo che nel 1985, nella vituperata Prima Repubblica, quando ancora i valori e le ideologie erano importanti, votarono 611mila umbri, il 92,51%. Cifre di partecipazione politica che oggi ci sogniamo.»
Quindi?
«Siamo i soli in questa campagna elettorale a sostenere che la prossima Legislatura debba essere una Legislatura Costituente. Ciò significa che accanto alla gestione ordinaria e straordinaria degli affari sociali, il Consiglio Regionale deve rimettere mano allo Statuto Regionale e sfornare una nuova legge elettorale democratica cancellando quella adottata nel 2015 (proposta dal centro-sinistra e non per caso votata anche dal centro-destra) che consente ad una minoranza di avere tutto il potere. Va rimessa la politica accanto ai cittadini, adottando una legge elettorale proporzionale, cancellando la figura del governatore-presidente, riducendo drasticamente i costi della macchina burocratica regionale, dimezzando gli stipendi di consiglieri, assessori e figure amministrative apicali, abolendo i vitalizi, scomponendo e riorganizzando gli attuali elefantiaci assessorati. Se la casta dei politicanti farà muro, siamo pronti a ricorrere, come prevede il pur angusto Art.24 dello Statuto regionale, ad un Referendum regionale abrogativo dell’attuale legge elettorale.»