FLAGELLO CINGHIALI
Fatti non chiacchiere
Comunicato Stampa di Moreno Pasquinelli
“Pieve Santo Stefano (AR): un motociclista muore schiantandosi contro un cinghiale”. Doveva scapparci un altro morto per riportare all’attenzione la sciagura rappresentata dai cinghiali. Tanti gli incidenti stradali nella nostra regione causati dall’urto con questi ungulati — che non vengono più denunciati essendo stato abolito nel 2016 dalla precedente giunta di centrosinistra, il risarcimento diretto del danno. Con una popolazione stimata di 150mila capi in Umbria e una capacità riproduttiva spaventosa, i danni che causano questi animali (non autoctoni ma importati a scopi di caccia) sono incalcolabili. Gli agricoltori ne pagano un prezzo altissimo (con risarcimenti risibili che vengono erogati troppo tardi). Nelle zone appenniniche oramai si rinuncia addirittura alle semine. Ma i cinghiali, lo segnaliamo agli animalisti che, a parole, hanno tanto a cuore la tutela della fauna selvatica, sono un flagello anche per la biodiversità e molte altre specie viventi: alcune sono a rischio estinzione. Da anni si discute di come debellare questo flagello, senza successo. Nell’aprile del 2021 l’assessore regionale all’agricoltura Roberto Morroni istituì un “tavolo permanente” per “monitorare e condividere strategie e misure di contenimento”. Sono passati tre anni. Risultato? Zero carbonella. Se la soluzione, lo diciamo ai leghisti, non può essere dare mano libera ai cacciatori, inaccettabili sono le resistenze degli animalisti che respingono ogni pratica di contenimento di una specie invasiva e distruttiva. Prima di tutto vengono l’armonia con la natura circostante, la civiltà e l’essere umano con le sue attività quali il lavoro nei campi (che non possono diventare innaturali aree elettrificate). La Giunta regionale istituisca subito un organismo col compito di adottare un piano per eliminare questa piaga, con rappresentanti delle diverse comunità territoriali e degli agricoltori, con zoologi e biologi come consulenti.
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